Alla ricerca del Flow

Avete mai sperimentato mentre fate qualcosa, anche impegnativa, una sensazione di benessere, appagamento?

Tutto vi viene facile, il tempo perde importanza, siete piacevolmente focalizzati, vi sentite motivati e semplicemente provate piacere.
Ecco probabilmente eravate nello stato di Flow.

Chi in ambito psicologico viene ritenuto l’autore di riferimento sulla “Teoria del Flusso” e lo stato di Flow ha un nome impronunciabile: Mihály Csíkszentmihályi (si pronuncia: Siks-sent-miali). Ma è qualcosa che esiste da sempre ed è descritto anche nella tradizione spirituale orientale ed occidentale, nelle arti marziali e nella pratica della meditazione. Ad esso è associato addirittura il concetto di felicità. Ken Wilber nella Teoria Integralela approfondisce nella trattazione degli stati di coscienza. Mario Mastropaolo descrive mirabilmente l’autorealizzazione umana nel suo noto “Manifesto”.

Esistono sette condizioni, descrive Csíkszentmihályi, che sembrano esser presenti quando qualcuno si trova in un’esperienza di Flow.
C’è una concentrazione che, una volta che diviene intensa, conduce ad un senso di estasi, un senso di chiarezza, si sa esattamente cosa si vuol fare ad ogni determinato momento, e si ottiene una risposta immediata.
Si sa che ciò che si deve fare è realizzabile, sebbene difficile. Si prova serenità. Si perde il senso del tempo che scorre, ci si dimentica di sé e ci si sente intrinsecamente motivati, come parte di qualcosa di più grande.

Ma in modo molto semplice come possiamo cercare questa zona di Flow nelle nostre attività?

Proviamo a semplificare al massimo guardando questa immagine:

 

Flow

In sostanza: se le nostre capacità o competenze sono basse e le difficoltà di quello che facciamo sono elevate andiamo sotto sforzo e l’ansia ci attende inesorabile al varco. Al contrario se i nostri skills sono elevati, ma i compiti sono di bassa difficoltà ci annoieremo.
Se entrambi sono ai valori minimi siamo nella zona di apatia.

Se quindi vogliamo realizzare una condizione di benessere la nostra ricerca dovrà essere nella direzione di un’attività nella quale la nostra competenza si può cimentare in un’area che è sufficientemente sfidante senza diventare uno sforzo. Possiamo anche incrementare le capacità, o diminuire le difficoltà, per realizzare lo stesso risultato.

Potrebbe sembrare semplicissimo. Ma in realtà tutto questo richiede molta attenzione. Presuppone infatti una consapevolezza di sé e soprattutto l’individuazione di obiettivi che siano in linea con quello che desideriamo. Facciamo un esempio. Posso desiderare di guadagnare una grossa cifra o di vincere un’importante competizione. Ma riesco ad immaginare me e la mia vita una volta raggiunti tali traguardi? Chi mi sta attorno e quale è la scena? Quali emozioni sto provando immaginando questo? Come questi obiettivi e questi desideri si sono andati a comporre nel passato?

Lo stato di Flow riguarda ogni momento della nostra vita. Si tratta di qualcosa che, inevitabilmente, va realizzata nel presente, nella nota espressione “qui ed ora”.
Diventa esso stesso il nostro obiettivo e la nostra meta. Perché, stranamente, una meta agognata potrebbe anche farcelo smarrire una volta raggiunta. Se cerchiamo il Flow l’attenzione inevitabilmente andrà sul viaggio piuttosto che sulla meta. Ma senza una meta, ovviamente, non esiste viaggio per raggiungerla.

Nel Coaching, sia esso Life, Business o Sport coaching, si sostiene il raggiungimento di questo stato, anche e soprattutto quando si sostiene un atleta o un performer. La zona di maggior interesse è l’area di flow che precede lo sforzo. Si facilita questo processo, utilizzando le risorse del Cliente e riorganizzandole in funzione dei suoi desideri e delle sue potenzialità.

Come esercizio vi dò una semplice esplorazione: quando sono o sono stato in una condizione di Flow? Ritrovo in quei momenti quanto letto nell’articolo? Quando invece non sono in tale condizione?