Nell’articolo di novembre avete potuto sperimentare come il movimento può sorgere spontaneamente, assecondando il nostro vissuto interno. Questo a volte è possibile farlo anche durante una performance e fa parte dell’espressione in alcuni tipi di danza, per esempio quelle in cui è concesso se non addirittura auspicato improvvisare.
In alcuni contesti, come ad esempio la danza classica, non si è sempre sollecitati ad accedere alle proprie emozioni. Al contrario può essere necessario mettere da parte quello che si prova, fosse pure il dolore fisico, la stanchezza, e naturalmente le emozioni. Per poter emozionare il pubblico, prestare attenzione al tempo, alla coralità, agli errori e alla perfezione del movimento, paradossalmente si è costretti a mettere da parte se stessi, a non ascoltare nemmeno i messaggi del nostro corpo. A questo si aggiunge che si sta facendo arte, ascoltando comunque musica, raccontando storie, che naturalmente hanno una importante valenza emotiva e simbolica. Certo con la danza doniamo tanto e prendiamo tanto. Ma impariamo anche ad esercitare un controllo, una disciplina, a rafforzare la nostra forza di volontà. Una risorsa anche preziosa, utilizzabile per la carriera, per eccellere, per non mollare. Ma con delle importanti rinunce sul piano personale, se non addirittura con la comparsa di sintomi come il serrare o digrignare i denti, perdere i capelli, avere dei disturbi alimentari. In questi casi non si deve esitare a rivolgersi a specialisti come lo psicoterapeuta, il posturologo e avere rapidamente beneficio e senza rinunciare a nulla. Ma si può anche, e soprattutto, fare una buona prevenzione. Una prima strategia è riservare uno spazio nella propria vita con regole diverse. Che privilegia ad esempio il piacere piuttosto che il dovere. Si può iniziare a dedicare un tempo preciso, anche pochi minuti al giorno. Cosa possiamo fare in questo tempo? Le possibilità sono molte. Negli articoli precedenti ho suggerito delle pratiche che possono essere di grande aiuto. Esiste anche un percorso strutturato di cui vi parlerò prossimamente, l’Integral Life Practice. Ma oggi voglio lasciarvi un’esperienza molto semplice, dedicata innanzitutto alle donne, ma facilmente adattabile anche agli uomini.
Riservati un appuntamento con te stessa. Uno spazio di un’ora o di mezz’ora almeno. Fai in modo di non essere raggiungibile e di non essere disturbata. Stacca il telefono. Usa una stanza nella quale ci si può isolare. Fai in modo che tutto intorno a te sia gradevole, cura anche l’illuminazione, la pulizia. Magari metti dei fiori. Accendi una candela. Ora questa stanza è un luogo di culto. L’oggetto del culto sei tu. Puoi iniziare qualsiasi cosa sia dedicata al benessere del corpo o dello spirito. Applicare una crema, spazzolare i capelli, fare uno degli esercizi suggeriti nelle precedenti rubriche, o anche un bagno caldo in cui però eviterai di pensare a qualcosa di diverso dalle sensazioni che semplicemente stai provando. Fa che i tuoi gesti siano dolci, lenti e pieni di premura. Ti stai prendendo cura della natura divina di te stessa con la stessa cura di una sacerdotessa. Ogni gesto o pensiero deve rispettare la sacralità di questo momento. Puoi ascoltare la tua musica preferita o bere un bicchiere di una bevanda particolarmente piacevole per te. Il tempo della celebrazione va assolutamente rispettato. Nulla è più importante di quello che stai facendo. Al termine di questo tempo spegni la candela. E prova a mettere l’attenzione a quale è il tuo stato d’animo, alle emozioni che stai provando.